In un rapporto, di qualunque natura sia (sentimentale, professionale, post-separazione ecc...), quando puntiamo il dito contro l'altro e lo incolpiamo per qualcosa che non sta funzionando, ci DERESPONSABILIZZIAMO.
De-responsabilizzarsi significa non riconoscere la nostra parte in quel rapporto.
E quando facciamo ciò ci priviamo della possibilità di migliorare, di influenzare come vorremmo quel rapporto, ripetiamo i nostri schemi mentali-ed-emozionali disfunzionali nelle future relazioni e nella nostra vita.
Si dice che molti matrimoni, o più in generale molte relazioni, finiscano per un tradimento.
Più che PER un tradimento, a mio avviso sarebbe corretto dire CON un tradimento.
In base alla mia esperienza professionale e non, infatti, il tradimento non è la causa della fine di una relazione, ma un modo di manifestarsi della fine, ciò che ha dato occasione, o se volete ha facilitato/forzato la fine di una relazione che era già compromessa.
QUAL E’ ALLORA LA CAUSA DELLA FINE DEL MATRIMONIO O DELLA RELAZIONE?
E’ la stessa del tradimento ed è da ricercare in CIÒ CHE NON STAVA FUNZIONANDO NELLA COPPIA.
Magari la perdita di stima e di apprezzamento reciproci, di condivisione, di ascolto e di comunicazione, di comprensione, di sostegno e di complicità, del rispetto per l'individualità dell'altro/a.
Magari l’aver perso - o il non aver mai avuto - un obiettivo di coppia, dei valori di coppia, un comune significato di coppia, di amore, di matrimonio, di convivenza, di famiglia ecc...
Magari l'aver confuso la dipendenza con l'amore.
Magari semplicemente l'essersi resi conto di essere troppo diversi.
O altro ancora.
D’altronde, se una persona sta bene ed è felice nella coppia, perché dovrebbe tradire la propria compagna o compagno? Perché dovrebbe innamorarsi di qualcun altro?
La risposta che mi viene è "non dovrebbe, non ha senso“.
Io penso che se una persona è felice e appagata nella sua relazione non tradisce.
Quindi se una persona tradisce è perché c'è qualcosa che non funziona nel rapporto, e
il rapporto è fatto di due parti, che, in maggior o minor misura (poco conta stabilire le percentuali), ne determinano la qualità.
NON sto parlando di colpa, ma di contribuire a determinare un’esperienza.
Non sto neppure dicendo che tradire sia giusto o che sia la soluzione, sia ben inteso! Ci sono altre opzioni, certamente più funzionali, quando non ci si sente più bene all’interno di una coppia, come confrontarsi costruttivamente con l’altro/a o separarsi con rispetto, ad esempio.
Ma non è neppure giusto dire che la causa della fine della relazione sia il tradimento e scaricare la colpa di tale fine su chi ha tradito.
Ognuno di noi è responsabile delle proprie emozioni e dei propri comportamenti. Questa è una delle basi della leadership personale.
Gli altri non possono entrare in noi e indurci un'emozione, così come non possono farci dire o fare (o non dire/non fare) qualcosa.
Ognuno può scegliere che persona vuole essere nella coppia. Quali valori, intenzioni, credenze, idee ecc. vuole che governino i propri comportamenti nella vita e nella coppia.
Ogni comportamento è un seme che pianta nel giardino-coppia. Ci sono semi che lo fanno prosperare e altri che lo impoveriscono.
Io sono dell'idea che quando una relazione finisce, che sia con un tradimento o in altro modo, è perché entrambe le parti hanno messo più semi poveri che semi prosperi.
In alcuni casi, la persona che è stata tradita (o lasciata) riconosce che la relazione era già finita e lo accetta.
Altre volte si accanisce contro l'altra e avvia una guerra, che spessissimo, dal punto di vista emozionale, si ripercuote soprattutto contro il suo stesso benessere.
Puntare il dito ed accusare, ci aiuterà soltanto a sentirci delle vittime impotenti e a nutrire risentimento dentro di noi.
Cosa fare allora nel caso in cui la nostra relazione finisca CON un tradimento?
Che tu sia la parte che ha tradito o l’altra parte, prenditi il tempo di capire cosa non stava più funzionando nella tua coppia, in cosa si era indebolita e cosa aveva causato questo indebolimento.
Per farlo, assumiamo la parte del terzo osservatore indifferente, ovvero, come dicono William Ury e Robert Fisher (esperti di negoziazione di fama mondiale)
“vai al balcone” e osserva la tua relazione da lì.
Sii onesto/a con te stessa, riconosci la tua parte nell’aver co-creato l'indebolimento, controlla se ci sono degli schemi mentali-emozionali-comportamentali disfunzionali che ripeti nelle tue relazioni.
Osservali senza giudicarti e senza rammaricarti; sono solo schemi, non si tratta della tua persona. Accettali, hai fatto del tuo meglio con le consapevolezze che avevi, e ora, con nuove consapevolezze, puoi decidere di lasciarli andare e di adottare altri schemi, più funzionali.
Focalizzati su te stesso/a, non sull’altro/a: stai lavorando per la tua crescita personale e per avere in futuro una relazione migliore.
Ora che hai capito cosa non ha funzionato, quali atteggiamenti mentali-emozionali-comportamentali voglio adottare nel prossimo rapporto che avrò?
In quali altre situazioni/modi puoi usare questo esercizio?
Se vuoi ricostruire la relazione e superare il tradimento.
In qualunque modo finisca una relazione, anche senza tradimento, e per qualunque tipo di relazione, anche professionale.
Se vuoi migliorare la tua relazione prima che finisca.
In caso di separazione legale, compiendo questo lavoro su te stesso/a sarai pronto/a per negoziare e relazionarti con la tua controparte, concentrandoti sui tuoi obiettivi e interessi, sulla tutela dei tuoi figli, per raggiungere un accordo di valore e riconquistare serenità e fiducia, senza farti distrarre dalla sete di vendetta o da altri stati disfunzionali che emergono quando incolpiamo gli altri.